Oggi più che mai sono felice di aver scelto di aprire un blog nell’ormai lontanissimo settembre 2011.
In questo momento assurdo -perché non so voi ma a me continua a sembrare di vivere un film produzione Netflix che guardo per dieci minuti poi mi viene ansia spengo tutto e ricomincio a guardare Queer Eye- non riesco molto a comunicare nei modi a cui sono abituata e rifugiarmi qua è un conforto enorme, non vi dico quanto tempo ho passato a rileggermi recensioni di ombretti brutti.
Apro Facebook ed è un bollettino di guerra, vedere così tanta gente di Bergamo che conosco e che sta perdendo qualcuno a causa del Covid-19 mi fa rivoltare lo stomaco. Apro Twitter e per la prima volta in dieci anni vorrei veramente rispondere male a tutte le domande del cazzo che ricevo invece di ignorarle, vorrei partecipare a tutte le polemiche mettendomi ad urlare e dire a tutti che non capiscono niente -come se capissi qualcosa io, poi-. Apro Instagram e da una parte ho le mille dirette di chi sta facendo di questa quarantena il periodo migliore della sua vita cucinando torte, imparando dieci lingue, facendo corsi da body builder, dall’altra gli stupidi commenti di chi dall’altra parte del mondo non ha ancora ben chiara la situazione esattamente come non l’avevamo chiara noi quando sentivamo in fondo al TG le notizie da Wuhan.
Sento i miei genitori al telefono (vivono a Bergamo e la mia famiglia è tutta al sicuro per il momento) ed è un alternarsi di:
-no, non ho ancora pranzato
-no, non posso tornare a Bergamo neanche se chiami la questura mamma
-no daddy non devi uscire neanche per andare al supermercato se può andare mia sorella
Sono già di norma estremamente legata ai miei, sapere di non poter stare con loro in questo momento mi fa venire voglia di sotterrarmi.
Parlo con i miei amici sparsi per il mondo -letteralmente, mi sono resa conto di averne davvero ovunque- e sgrido quelli che ancora non hanno capito che succede e cerco di dare un minimo di conforto a chi invece l’ha capito eccome ma si trova in un posto dove la situazione non è il massimo.
Chiamo una volta al giorno i miei nonni adottivi (vi ho mai parlato di loro come si deve? perché sono una delle cose più belle della mia vita) e mi rassicurano dicendo che no, non escono e mi fanno piangere dicendomi che siamo così vicini ma non possiamo neanche andare a mangiare una pizza ed è un vero peccato.
Mi chiedete come sia la situazione a Lugano. La Svizzera ha chiuso tutti i bar, negozi, ristoranti, i servizi alla persona fino al diciannove aprile. Sono però aperte ancora banche, uffici, asili nidi (sì, proprio così), cantieri fino a l’altro ieri, i frontalieri continuano ad entrare e uscire (quando non vengono fatti dormire nei capannoni) e non c’è nessun provvedimento che impedisca alla gente di uscire di casa.
Di conseguenza c’è ancora tanta, troppa gente in giro. Io sono chiusa in una mini casa -neanche propriamente casa, tra un trasloco e l’altro io e mio fratello siamo momentaneamente in un residence e non sappiamo più quanto momentaneamente e che ne sarà di noi- ma la norma qui in Ticino non è decisamente questa.
Quindi sono qui che ho ricominciato a fumare (pochissimo e durerà poco), mi chiedo se abbia senso che io rimanga qua, se devo stare in auto quarantena, se ha senso che io torni in Italia e mi metta da qualche parte per quindici giorni, se potrò rientrare senza problemi in quanto cittadina italiana ma con la residenza in Svizzera.
Penso che dovrei approfittare di questi giorni per fare qualcosa di positivo, per gli altri e per me stessa. Lavoro -anche ma non solo- per una start up ticinese che si occupa di cibo e ho scritto una lista di ristoranti che fanno delivery in Ticino, sperando di portargli un po’ di incasso di cui avranno disperatamente bisogno.
Ho provato a fare i pancake e mi sono venuti buonissimi, molto brutti ma buonissimi. Sto cercando di capire come gestire la migrazione del blog da blogger a wordpress, chiedo preventivi su Fiverr e guardo template che dopo un po’ mi sembrano tutti uguali. Lunedì voglio andare a donare il sangue, non potevo prima perché dovevo aspettare quindici giorni dal mio ultimo ingresso in Italia.
Ho ripreso in mano la mia alimentazione e sto facendo i miei allenamenti ridicoli -non ho pesi, non esco a correre, ho pochissimo spazio- ma che mi aiutano a star bene e mi dico che dai, se fossi in quarantena da mia madre avrei sicuramente mangiato troppo e che dopo il periodo orrendo -non questo, quello prima- che ho passato in cui avevo smesso di allenarmi e in cui ho mangiato troppo spesso fuori già dopo due settimane mi sono sgonfiata tanto e so che tornerò presto al corpo che mi piace e che se questa situazione durerà ancora a lungo arriverò a tutti i risultati che voglio, potrò farmi molte foto nello specchio del bagno.
Sono estremamente preoccupata per tutte le attività commerciali delle persone che conosco, di quelle dei miei amici e di quelle delle persone con cui mi interfaccio per lavoro sia per Mangiami (se siete in Ticino la potete scaricare qua se avete iPhone e qua se avete Android, mi fareste un regalo!) sia per le altre cose di cui mi occupo. Cerco di dar una mano come posso ma è praticamente impossibile fare qualcosa di realmente utile.
La vera verità è che io ora vorrei chiudermi in una camera da letto con il mio cane, cento libri, delle fragole e della musica.
Mi sono resa conto di essere molto più fragile di quel che pensassi, di avere ancora tanto bisogno della mia famiglia, delle persone che amo.
Io non ci riesco a trasformare questa situazione in un’opportunità, scusatemi tutti.
Non ci riesco perché vivo con l’angoscia dell’oggi, per i miei a Bergamo, per i miei amici che lavorano in ospedale, per i volontari di Croce Rossa a Cremona, per tutti gli anziani che non conosco ma che sono terrorizzati perché continuano a sentir dire che “muoiono solo i vecchi”, per il fatto di non avere una data di fine di tutte questa situazione.
Non ci riesco perché ho paura del domani, perché oltre al darmi forza pensando a tutto quello che vorrei fare una volta finito inevitabilmente poi penso a quanto sarà tutto estremamente complesso.
Non ci riesco perché io sì lo odio il contatto fisico ma ci sono quelle quattro-cinque persone che avrei molto bisogno di abbracciare forte adesso.
Poi passa, passa e trovo il mio equilibrio anche in questa situazione. Metto eyeliner e mascara per andare a buttare la spazzatura, penso che mi stanno ricrescendo tantissimo i capelli, decido di che colore farò mani e piedi quando finirà tutto, penso a che bello è che le giornate sono sempre più lunghe e di quanto sarà bello fare aperitivo all’aperto e di che voglia ho di baciare qualcuno, torno a cercare di capire che grafica voglio per il blog, guardo The 100 con mio fratello e mi perdo una puntata su tre perché mi addormento.
Quindi, va bene tutto. Va bene avere paura, va bene piangere, va bene aver voglia di vegetare sul divano, va bene affrontarla cucinando lasagne, va bene iniziare a studiare lo spagnolo, va bene tutto.
Cercate di prendervi cura di voi stessi, mandate un messaggio in più a chi sapete essere da solo. Io non lo so se andrà tutto bene ma quello che so è che non dobbiamo distruggerci nel frattempo, per quanto difficile sia stare in piedi ora.
Bimba bella, io bloccata in Vietnam ti capisco e come.
Al momento sono in autoquarantena fino a lunedi`. Poi in teoria dovrei rientrare in ufficio perche` qua hanno bloccato tutti i flussi dall'estero ma tranne i locali per turisti e stranieri le cose sono aperte. Ogni tanto mettono in quarantena un palazzo o quartiere. Fa paura. Ho paura. Per mia fortuna a casa sto bene, lavoro mi alleno e provo a fare cose come leggere o dipingere che di solito relego al weekend. Pero` ho notato che devo stare molto attenta all'esposizione ai social se no mi viene un ansia incontrollata. Un abbaccio forte
Marta <3 Fai attenzione e cerca di preservarti per quanto possibile. Io i social devo proprio evitarli mi sono resa conto, guardo il tg una volta al giorno e stop. Scrivimi se hai bisogno di qualsiasi cosa, acnhe solo parlare ecco
Grazie 🙂
Io alla fine non me la sto cavando così male ho anche abbastanza lavoro. Probabilmente dovrei chiudere i social anche io soprattutto Facebook. Però è uno dei pochi canali che ho per provare a capire cosa stia succedendo in Vietnam. Un grande abbraccio dalla distanza
È difficile. Molto. Noi siamo in due in smart working in 40 metri di casa. Il nervoso lo sentiamo, litighiamo ma la sera ci abbracciamo forte sperando che tutto passi presto per tutti. Ho mio nonno in un altro continente, vive da solo e ogni volta che ci penso mi viene da piangere. Ho paura che gli succeda qualcosa e di non poter vederlo se quel qualcosa dovesse succedere.
Manca anche a me la mia mamma e I miei fratelli e anche se vivono 1 ora da me mi sembrano lontani mille kilometri. Mia mamma deve lavorare, è operaia e tutti i giorni incrocio le dita perché sia sempre sana e salva.
Mi fa quasi ridere tutte le volte che mi sono imbronciata perché c'era casino a casa dei miei, perché sono sempre poco paziente. per certi versi questa lontananza mi sta insegnando a vedermi vicina alle persone, cosa che non ho mai particolarmente amato.
Facciamo forza ma ricordiamoci (sono d'accordo con te) che è giusto piangere e riflettere sulla situazione attuale e forse anche fare qualche cambiamento in meglio…. O provare a farlo.
Un abbraccio grande 💕💕
Un abbraccio a te, tuo nonno, alla tua mamma, ai tuoi fratelli. Finirà!
Dal Sud, abbiamo iniziato ad essere spettatori di ciò che stava succedendo, senza preoccuparcene poi troppo. Sembrava una cosa così lontana che ci avrebbe toccati a stento. Poi gli spostamenti, gli esodi da Nord a Sud, il contagio che si estende a macchia d'olio e dall'oggi al domani abbiamo dovuto fare i conti con la versione più restrittiva dei decreti.
Io vivo con mamma e papà, oramai più che settantenni, per quanto molto attivi. Dovrebbero essere al sicuro, in casa, e invece sono loro che si devono, per diversi motivi, occupare della spesa. per fortuna hanno capito abbastanza in fretta che devono uscire il meno possibile.
Questa situazione mi è piombata addosso in un momento già critico e non ha fatto che aumentare il mio dolore ed il mio equilibrio precario. Penso a lui, a cosa fa, a come sta, se sta lavorando, se mi pensa o si preoccupa per me, se questa situazione non gli apra gli occhi sulla cavolata che ha fatto e lo faccia tornare sui suoi passi. Patetica, lo so.
Ma questo 2020 pare ce l'abbia con me… Io non vado mai dall'estetista, non è una mia abitudine. Ogni tanto però mi concedo la ceretta. Tipo due volte all'anno. Non ci andavo da Ottobre e ho deciso di andarci. Avevo preso appuntamento per il 2 Marzo, ma ero raffreddata e, considerando la situazione, non volevo esporre lei a qualche rischio. Ho rimandato. Al 9.
L'ordinanza restrittiva qui è stata emanata l'11, lei aveva già chiuso il 10 per precauzione. Ma il 9 io ho fatto tutta contenta la mia ceretta.
Indovina chi è il primo caso positivo qui al mio paese? Sì, la mia estetista. Ho avuto una crisi di nervi devastante lunedì. Tremavo e non sapevo cosa fare. Ho avuto il terrore di essere positiva anche io e di averlo trasmesso ai miei genitori. Ho chiamato la ASL e tra indicazioni contrastanti alla fine mi hanno inviato la notifica di isolamento obbligatorio. Sono relegata nella mia stanza da lunedì. Esco solo per andare in bagno. Sto impazzendo. Non ho sintomi o almeno credo, perché nei momenti di follia, me li sento tutti. Mancano tre giorni alla fine dell'osservazione e penso che poi mi ricovereranno in psichiatria direttamente. E mi manca lui, che è l'unica persona che vorrei accanto a me, anche se a distanza, in questo momento. E mi chiedo se lo ha saputo e se abbia cercato di contattarmi (non riuscendoci, visto che l'ho bloccato ovunque). E ieri era la festa del papà ed il mio l'ho guardato piangendo ad un corridoio di distanza. Ed Amy non ha più il suo papino, che l'ha praticamente abbandonata. E tutte queste sciocchezze, in questo momento, unite a tutto il resto, sembrano insopportabili. Ed io non so come arriverò a lunedì…
Scusami… Hai già una situazione difficile ed io c'ho buttato il carico. Spero che tutto passi, in fretta, che tu riesca a tornare dai tuoi genitori e riabbracciarli. E soprattutto che stiano tutti bene.
Un bacione.