Il disclaimer di questo post è che non so niente, non sono un’esperta di niente, non capisco niente. Cerco di tenermi informata sulla situazione CoVid 19 dall’inizio, da quando era un titolo in fondo al telegiornale dopo la Serie A.
Questo post è totalmente inutile ma sono in una situazione in cui mi sento la testa che esplode e o scrivo o mi procuro una mazza da baseball e sfondo tutti i vetri dell’ufficio.
Mazza da baseball che potrei tranquillamente procurarmi perché io sono a Lugano e qua la vita continua normalmente.
Mi correggo, ieri sera il sindaco ha annunciato che insomma non c’è più l’obbligo di mandare i figli all’asilo e alle elementari ma alle medie sì. Perché mica vogliamo fare come in Italia e obbligare i nonni a tenere i bambini.
Lo capisco, so che gli anziani sono una categoria a rischio in questa situazione.
(AGGIORNAMENTO 10:15, scuole dell’obbligo chiuse, per il resto ancora non si sa nulla)
Quel che non capisco è come si possa pensare che non adottare delle misure di contenimento possa essere la soluzione, non quando abbiamo visto che la quarantena a Wuhan e a Codogno hanno funzionato.
Quindi vivo spaccata, chiamando i miei genitori -che vivono a Bergamo dove la situazione (come orridamente detto anche dal sindaco Gori su twitter così, come se annunciare che la gente viene lasciata morire è un commento da buttare in un tweet) non è sicuramente delle migliori- per essere sicura che stiano a casa e che non facciano sciocchezze, scrivendo ai miei amici in tutta Italia per assicurarmi che non si sentano soli, cercando di far capire ai miei amici in USA, Africa e Australia che la situazione non è facile e che arriverà anche lì ma soprattutto in un paese dove continuano ad entrare giornalmente non so nemmeno quanti frontalieri.
Capisco la paura delle aziende magari un po’ più piccole che non se la sentono di chiudere perché già in difficoltà (perché no, la svizzera non è il paradiso economico che vi immaginate lì), faccio un sospiro di sollievo per ogni impresa più grande che dice okay, tutelo i miei dipendenti e chiudo (grazie FoxTown).
Litigo con chi mi sta vicino perché da svizzero il punto è che la colpa dell’italiano che non ha saputo rinunciare all’aperitivo e si fa orecchie da mercante sulle notizie che circolano qua.
Sono preoccupata perché se non si adottano misure di contenimento reale io con che faccia torno a Bergamo da mia madre con il diabete e tutte le sue problematiche, con la paura di poter eventualmente averla presa e contagiarla?
Cerco di comunicare con altre persone che vivono in Svizzera, ho avuto testimonianze di persone che lavorano in ospedali in vari cantoni, persone che scelgono di autoquarantenarsi in barba al giudizio dello svizzero medio che ci vede come esagerati.
Quindi sto qui, cercando di non farmi soffocare dal panico.
Controllo ossessivamente i canali di notizie ufficiali ticinesi, sperando di leggere di uno stop totale, mi lavo le mani, cerco di distrarmi.
Rido pensando a una possibile quarantena qui perché al momento sono in un residence dove non ho molto spazio, dove non ho maschere viso e dove se rimango chiusa amiche dovete chiamarmi e tenermi compagnia o forse divento pazza.
Piango pensando che mi mancano i miei, il mio cagnolino, i miei nonni adottivi che sono bravissimi e si sono chiusi in casa.
Rido perché su twitter siete pazzi e riuscite a farmi sentire meno sola.
Piango perché sono preoccupata per gli anziani soli, per chi soffre di disturbi alimentari, per chi ha problemi di dipendenza e chiuso in casa avrà problemi enormi, per chi ha poco spazio per i bambini.
Non posso neanche fermarmi a pensare a medici, infermieri, tutto il personale degli ospedali, chi deve lavorare non in sicurezza costretto o mi manca il fiato.
Mi preoccupo per il futuro che se ne usciamo vivi ci sarà da ricostruire un’economia che già nei paesi in cui lavoro (se sopravviviamo vi racconto di tutto quello di cui mi occupo ora) non era messa benissimo.
Quindi ecco amici, siamo qui, voi siete lì. Ho chiesto su tutti i miei social cosa farete quando finirà, promesso che andiamo al mare?
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