Wishlist: Travels

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Non ho viaggiato tanto durante la mia vita  adulta.
Posso fare svariati check a una lista immaginaria se conto le mille volte che sono stata negli stessi posti ma ecco non penso valga.
Uno dei buoni propositi se non per il 2020 per la vita in generale è quello di viaggiare di più.
Le mie ispirazioni più grandi per mete che non avrei mai preso in considerazione arrivano dalle storie instagram di Sara Caulfield anche se spesso mi fa morire di ansia e guardo con un occhio chiuso sperando che non si cacci in situazioni troppo pericolose. Trovate qui il suo blog, vi consiglio di leggere almeno i post sulla Corea del Nord perché sono decisamente molto interessanti.
Sulle mete di Sara posso andare avanti a sognare a lungo il sabato mattina quando mi sveglio e lei ha già scalato delle montagne, intanto vi condivido i posti che a breve vorrei vedere io.
Ci riuscirò? Chi può dirlo!

Come gestire delle persone che hanno più ego che capelli.

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Nei commenti al post sul primo appuntamento mi è stato chiesto cosa intendessi per allontanare le amicizie tossiche.  
 


Non sono qualificata per parlare di narcisismo, co-dipendenza e tante altre cose. Sono, però, stata vittima più che di persone con queste caratteristiche di me stessa e del mio atteggiamento non adeguato in risposta ai loro atteggiamenti.
 


Ora, non so voi, ma io quando vedo qualcuno che conosco ferito con le stesse modalità che qualcun altro ha usato per far del male a me vorrei tanto prenderli per mano e portarli via.
 


Il post di oggi non è un’analisi psicologica di comportamenti patologici, è semplicemente il racconto di alcune misure che io ho adottato per proteggermi e che mi sento di condividere con voi.
 


Attenzione anche a etichettare qualsiasi atteggiamento non ci piaccia come patologico -specialmente se non abbiamo le competenze per farlo- non è proprio sempre così ecco.
 


Io vi parlo più che di chi ha effettivamente un disturbo della personalità di chi ha un ego enorme che anche se non è una patologia rompe a sufficienza le palle.
 


Non possiamo pretendere che gli altri ci rispettino (anche se dovrebbe essere la base di qualsiasi rapporto umano, me ne rendo conto) ma possiamo avere controllo di come ci comportiamo e delle misure che adottiamo per proteggerci.
 


Walk that Walk: Io e il mio fitbit dopo cinque anni insieme.

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Sono passati quattro anni da quando ho scritto il mio primo post sul fitbit, lo trovate qui.
Non so quanti di voi lo usino, devo dire che mi capita sempre più spesso di vedere persone vicino a me che ce l’hanno.
Uno dei suoi più grandi meriti sicuramente è quello di essere resistente, io l’estate 2016 ho spaccato il Charge 2 perché sono stupida e l’ho usato per nuotare senza ricordarmi di toglierlo ma l’ho ricomprato al mio rientro e ancora resiste.
Forse voi lo date per scontato ma la mia percentuale di distruzione di oggetti tecnologici è veramente molto alta quindi apprezzo tanto.
Avevamo bisogno di una serie di riflessioni aggiornate? Probabilmente no ma troppo tardi, eccoci qua.

Letters to Bojack

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Il post di oggi se non avete visto Bojack Horseman non vi interesserà, vi chiedo scusa. Non ci saranno spoiler per il finale di Bojack, è troppo presto e siamo

Ansie da primo appuntamento, quali scarpe mettere, dove andiamo a mangiare e chi paga il caffè.

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Il primo appuntamento è una merda ma anche una cosa bellissima.
Non ne ho uno da non so quanti mesi e ammetto che l’idea di averne uno -quando? mai più di questo passo ma rimaniamo ottimisti che è il profumo della vita- un po’ mi alletta e un po’ mi terrorizza.
Mi alletta perché mi piace prepararmi per uscire, perché mi piace farmi venire a prendere, perché mi piace flirtare, perché è più bello un primo appuntamento di mille conversazioni su un social o quantomeno è il passo successivo.
Mi terrorizza un po’ perché sono un’insicura in diversi aspetti della mia vita un po’ perché è spesso così carico di aspettative che rischio di agitarmi molto per nulla.
Nell’inutile post sul dating di oggi vi racconto un po’ delle mie regole -non scritte e non legge, semplicemente sono quelle che mi rendo conto di rispettare inconsciamente- per i primi appuntamenti.

Ghosting o “Ha smesso di rispondermi” spiegato a mia madre.

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I disagi dell’essere single nel 2020 sono svariati. Dalla gente che ti chiede perché usi Tinder,  dall’aver così tanta scelta che manco scegli più, alla gente che si trasferisce appena inizia a piacerti perché va a cercare fortuna all’estero, ai like su instagram delle ragazze più fighe di te (scherzo, questo lo capisco).
Tra le cose che più mi fanno venire voglia di cancellare Tinder, smettere di uscire con uomini e dire a mia mamma di  non cercare più l’abito che potrebbe mettersi al mio matrimonio con un mio fidanzato immaginario c’è il fottuto ghosting.
Non è una parolaccia ma un fenomeno sempre più frequente e che mi fa sempre più schifo.

Del perché mi farei ancora mille tatuaggi e del perché non voglio che me li veda nessuno.

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Ho diversi tatuaggi, non posso dirvi esattamente quanti perché se disgraziatamente mia mamma dovesse leggere questo post e scoprisse esattamente quanti sono sarebbe il giorno in cui decide di smettere di parlarmi.
Ho iniziato a farli relativamente  tardi, il primo dopo i vent’anni.
Diverso tempo fa ho scritto un post parlandovi dei miei primi  cinque e di come me ne prendo cura.
Oggi voglio condividere qualche riflessione generale sul significato che hanno per me e qualche  altra chiacchiera.