Slide in the Dms: approcci non richiesti e come (non) gestirli.

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Io i messaggi privati degli sconosciuti sui social li apro e li leggo. Ho tolto per un po’ la possibilità di scrivermi in privato perché ero in un periodo particolarmente infastidita dalla vita. Poi però l’ho riaperta e sono felice di averlo fatto perché se no mi sarei persa persone che sono felicissima invece di aver conosciuto.
 


Dare la possibilità a chiunque di contattarti quando ci sono più di venti persone che ti seguono è rischioso, per chiunque. Oggi vi parlo di come reagisco io e mi spiegate dove sbaglio perché se in generale non ho nulla da insegnare a nessuno in questo caso ancora meno.
 


Come gestire delle persone che hanno più ego che capelli.

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Nei commenti al post sul primo appuntamento mi è stato chiesto cosa intendessi per allontanare le amicizie tossiche.  
 


Non sono qualificata per parlare di narcisismo, co-dipendenza e tante altre cose. Sono, però, stata vittima più che di persone con queste caratteristiche di me stessa e del mio atteggiamento non adeguato in risposta ai loro atteggiamenti.
 


Ora, non so voi, ma io quando vedo qualcuno che conosco ferito con le stesse modalità che qualcun altro ha usato per far del male a me vorrei tanto prenderli per mano e portarli via.
 


Il post di oggi non è un’analisi psicologica di comportamenti patologici, è semplicemente il racconto di alcune misure che io ho adottato per proteggermi e che mi sento di condividere con voi.
 


Attenzione anche a etichettare qualsiasi atteggiamento non ci piaccia come patologico -specialmente se non abbiamo le competenze per farlo- non è proprio sempre così ecco.
 


Io vi parlo più che di chi ha effettivamente un disturbo della personalità di chi ha un ego enorme che anche se non è una patologia rompe a sufficienza le palle.
 


Non possiamo pretendere che gli altri ci rispettino (anche se dovrebbe essere la base di qualsiasi rapporto umano, me ne rendo conto) ma possiamo avere controllo di come ci comportiamo e delle misure che adottiamo per proteggerci.
 


Ansie da primo appuntamento, quali scarpe mettere, dove andiamo a mangiare e chi paga il caffè.

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Il primo appuntamento è una merda ma anche una cosa bellissima.
Non ne ho uno da non so quanti mesi e ammetto che l’idea di averne uno -quando? mai più di questo passo ma rimaniamo ottimisti che è il profumo della vita- un po’ mi alletta e un po’ mi terrorizza.
Mi alletta perché mi piace prepararmi per uscire, perché mi piace farmi venire a prendere, perché mi piace flirtare, perché è più bello un primo appuntamento di mille conversazioni su un social o quantomeno è il passo successivo.
Mi terrorizza un po’ perché sono un’insicura in diversi aspetti della mia vita un po’ perché è spesso così carico di aspettative che rischio di agitarmi molto per nulla.
Nell’inutile post sul dating di oggi vi racconto un po’ delle mie regole -non scritte e non legge, semplicemente sono quelle che mi rendo conto di rispettare inconsciamente- per i primi appuntamenti.

Ghosting o “Ha smesso di rispondermi” spiegato a mia madre.

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I disagi dell’essere single nel 2020 sono svariati. Dalla gente che ti chiede perché usi Tinder,  dall’aver così tanta scelta che manco scegli più, alla gente che si trasferisce appena inizia a piacerti perché va a cercare fortuna all’estero, ai like su instagram delle ragazze più fighe di te (scherzo, questo lo capisco).
Tra le cose che più mi fanno venire voglia di cancellare Tinder, smettere di uscire con uomini e dire a mia mamma di  non cercare più l’abito che potrebbe mettersi al mio matrimonio con un mio fidanzato immaginario c’è il fottuto ghosting.
Non è una parolaccia ma un fenomeno sempre più frequente e che mi fa sempre più schifo.