Primo giugno 2020. Siamo a metà anno e ci sembra di aver buttato almeno qualche mese. Neanche buttato come se ci fossimo svegliati troppo tardi una domenica mattina in cui avevamo in programma grandi cose ma almeno ci siamo riposati, buttato come se fossimo stati seduti sul divano a fissare il muro senza neanche rilassarci.
Possiamo fare finta che sia oggi l’inizio dell’anno nuovo? Facciamo che tutti i buoni propositi li facciamo partire ora?
Io credevo che tornare alla normalità non sarebbe stato poi così difficile, non ho mai smesso di lavorare in quarantena e ho tenuto tutte le mie buone abitudini.
Ne ho sviluppate di nuove, ho iniziato a fare yoga, ho ricominciato a scrivere per il blog con costanza, tutte sostenibili anche con il rientro alla vita reale.
Però uscire di casa cavoli è difficilissimo.
Questa prima settimana di nuovo a Lugano è stata molto strana, un po’ per il nuovo lavoro (avevo appena iniziato il primo marzo!) con cui ho dovuto riprendere le misure, un po’ perché in giro la gente si divide tra chi è convinta che tanto in Svizzera non succederà mai niente e chi invece pensa che siamo seduti su una bomba ad orologeria.
Io, come tante volte, penso semplicemente che la verità stia nel mezzo.
Cerco di tenere tutte le precauzioni necessarie, non ho abbracciato i nonni nonostante mi siano mancati moltissimo ma mi sono concessa di vederli con le giuste distanze e all’aperto.
Credo che ognuno di noi sia responsabile per sé stesso ma in questa situazione straordinaria anche per gli altri, quindi un po’ di cura in più male non fa.
Questo non vuole dire che se non ve la sentite ancora di uscire -più che legittimo! Nessuno vi obbliga!- dobbiate a tutti i costi criticare chi invece lo fa.
Io capisco che ritornare ad una quotidianità più o meno normale non sia facile in questo momento. Ogni volta che chiamo mia mamma le ricordo di mettere la mascherina quando esce -sì anche sul naso- e mi domando quando la Svizzera deciderà di riaprire i confini, con la consapevolezza che sono stata estremamente fortunata a poter fare parte della quarantena con loro.
Il mio consiglio non richiesto per questo periodo è: con calma.
Non dovete per forza tornare dal parrucchiere una volta a settimana se ancora non ve la sentite. Sentite l’irrefrenabile bisogno di commentare quello che fanno gli altri? Un bel respiro e fatevi gli affari vostri, se si stanno comportando a norma di legge non vi riguarda e anche se stanno trasgredendo non dovete sicuramente occuparvene voi.
Io lo so che la paura in questo momento è tanta e da che era concentrata sull’aspetto salute ora si è quasi totalmente spostata su quello economico.
Mettici i diritti umani calpestati in America, la gente che non fa altro che buttare ‘sti cazzi di guanti di plastica per terra, i gilet arancioni in piazza e la consapevolezza che siamo seduti su una bomba ad orologeria è presto raggiunta.
Guardare solo al proprio orticello non va bene e okay. Avere la presunzione di dover dire agli altri come comportarsi nemmeno, secondo me.
Vale sempre il principio di fare del proprio meglio secondo le nostre personalissime possibilità, in ogni campo.
Cercate di vivere il vostro rientro alla vita di prima senza soffrire troppo, chiedendo aiuto se non ce la fate e senza il confronto continuo con gli altri che era già stupido prima, figuriamoci ora.
Prendetevi questo primo giugno per ricominciare ma senza la pressione che di solito è legata all’uno gennaio, festeggiate il vostro personalissimo capodanno senza dover dire i vostri buoni propositi a nessuno e mantenendoli solo come personalissimo favore a voi stessi.
Ti voto
rido
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