Letters to Bojack

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Il post di oggi se non avete visto Bojack Horseman non vi interesserà, vi chiedo scusa. Non ci saranno spoiler per il finale di Bojack, è troppo presto e siamo

Ansie da primo appuntamento, quali scarpe mettere, dove andiamo a mangiare e chi paga il caffè.

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Il primo appuntamento è una merda ma anche una cosa bellissima.
Non ne ho uno da non so quanti mesi e ammetto che l’idea di averne uno -quando? mai più di questo passo ma rimaniamo ottimisti che è il profumo della vita- un po’ mi alletta e un po’ mi terrorizza.
Mi alletta perché mi piace prepararmi per uscire, perché mi piace farmi venire a prendere, perché mi piace flirtare, perché è più bello un primo appuntamento di mille conversazioni su un social o quantomeno è il passo successivo.
Mi terrorizza un po’ perché sono un’insicura in diversi aspetti della mia vita un po’ perché è spesso così carico di aspettative che rischio di agitarmi molto per nulla.
Nell’inutile post sul dating di oggi vi racconto un po’ delle mie regole -non scritte e non legge, semplicemente sono quelle che mi rendo conto di rispettare inconsciamente- per i primi appuntamenti.

Ghosting o “Ha smesso di rispondermi” spiegato a mia madre.

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I disagi dell’essere single nel 2020 sono svariati. Dalla gente che ti chiede perché usi Tinder,  dall’aver così tanta scelta che manco scegli più, alla gente che si trasferisce appena inizia a piacerti perché va a cercare fortuna all’estero, ai like su instagram delle ragazze più fighe di te (scherzo, questo lo capisco).
Tra le cose che più mi fanno venire voglia di cancellare Tinder, smettere di uscire con uomini e dire a mia mamma di  non cercare più l’abito che potrebbe mettersi al mio matrimonio con un mio fidanzato immaginario c’è il fottuto ghosting.
Non è una parolaccia ma un fenomeno sempre più frequente e che mi fa sempre più schifo.

Come salvare il mondo o lavarsi la coscienza: la mia esperienza con i dischetti struccanti riutilizzabili

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Sarà l’effetto Greta, sarà che siamo tutti ogni giorno un po’ più consapevoli dell’effetto che può avere il consumo incontrollato che caratterizza il nostro modo di vivere sul pianeta, sarà che è una moda ma il risultato è uno solo: stiamo cambiando abitudini.
Guardo video di youtuber straniere e vedo quando ci tengano a sottolineare come vogliano smettere di acquistare vestiti dalle catene di Fast Fashion e che insomma in quel momento stanno bevendo da una bottiglia di plastica ma è un’eccezione normalmente bevono solo direttamente dalla fonte circondate dalle fatine.
Io sono consapevole che il cambiamento del singolo impatta relativamente sui grandi numeri ma se posso fare qualcosa di piccolo -che sia non mangiare carne, evitare gli scrub con le particelle che non si disintegrano neanche in centomila anni, cercare di mangiare frutta e verdura di stagione- lo faccio, non so se per sentirmi più in pace con me stessa (perché ho altre mille abitudini che per l’ambiente sono deleterie) o perché onestamente credo servano con qualcosa.

Ho una vita perfetta (no) ma faccio schifo: elenco delle mie cattive abitudini.

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A me piace la perfezione sui social. Mi piace vedere profili di persone con vite apparentemente meravigliose e prive di difetti.
 


Non mi fanno sentire peggio con me stessa esattamente come non mi fanno star male le vite felici dei miei amici, sono consapevole che ci siano comunque anche dei lati negativi.
 


Mi rendo anche conto che sia inevitabile dare un’immagine più  bella della realtà, esattamente come al lavoro vado truccata e pettinata anche nei giorni in cui vorrei andare in tuta e sporca di dentifricio in faccia (questo in realtà a volte succede ma non c’entra) così non faccio un video instagram in cui piango e mi lamento della vita ma piuttosto quando sono felice.
 


Oggi però vi racconto di qualcuna delle mie cattivi abitudini perché non posso pensare che crediate sia una persona migliore di quello che sono. Con una vita più bella okay ma migliore no, troppa finzione.
 


Empties! – 60 –

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Dopo il grande annuncio sui cambiamenti di vita e novità sul blog torno con il post più banale di sempre: i miei prodotti finiti.

 


Siamo al sessantesimo post di questo genere e la maggior parte da metà 2018 in poi. Rimane difficile smaltire il makeup ma sto cercando di concentrarmi su determinati prodotti per ogni categoria, mi ha aiutata in questo senso la lettura silenziosa del gruppo facebook Project Pan Italia.
 


Non so quando finirò un blush ma diciamo che non comprando cose nuove è sicuramente più facile smaltire.
 


Ora, cosa ho finito?
 


i am Suhrya

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Questo spazio è parte della mia vita da anni.   Ci ho parlato dei miei rossetti, dei miei viaggi, dei miei sogni, delle mie paure, dei miei fallimenti, dei miei

My Stash: Powders

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Il secondo post sulla  mia collezione parlava di correttori, oggi andiamo avanti a occuparci della base con le mie ciprie.

 


È un elemento che nel mio makeup non manca veramente mai. Non ne sento il bisogno per fissare la base data la mia pelle  decisamente non grassa ma mi sembra che un trucco semplicemente non sia completo senza.
 


Ne ho usate diverse negli anni e devo dire che mi trovo bene sia con quelle in polvere libera che con quelle compatte.
 


Oggi quindi vi parlo di quelle che ancora sono nel mio stash, via.