Essere un hater paga?

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Non so quanti di voi seguano il rap con lo stesso amore che ho io. Anzi, diciamoci la verità: probabilmente molti di voi non lo seguono affatto, e anche chi lo ascolta magari si interessa più della musica e meno del gossip che lo circonda. Io mi rendo conto di avere il limite di interessarmi poco delle nuove leve e interessarmi maggiormente solo agli artisti rilevanti fino a boh, il 2016?
In ogni caso a volte il drama musicale raggiunge un livello tale che diventa impossibile ignorarlo.

Prendiamo il caso di Kendrick Lamar e Drake. Due pesi massimi dell’hip hop, due artisti che, per anni, hanno evitato uno scontro diretto, pur lanciandosi frecciatine più o meno velate. Poi Kendrick ha deciso che era arrivato il momento di mettere fine a questa tensione latente e ha lanciato una serie di attacchi diretti a Drake, culminati in “Euphoria” e “Not Like Us”. Quest’ultima, in particolare, è diventata un inno a Los Angeles e una celebrazione della sua superiorità artistica, tanto da guadagnarsi persino un Grammy. Sì, Kendrick Lamar due giorni fa ha vinto un Grammy con una canzone che, in pratica, è un enorme vaffanculo a Drake, specialmente dati i tasti che va a toccare in quella canzone (a minorrrrr). Immaginate vincere un premio per aver insultato qualcuno : un sogno.

Ora, questa vicenda mi ha portato a fare una confessione.
So che dovrei essere superiore, so che il mondo sarebbe un posto migliore se non ci facessimo influenzare dagli altri, se lavorassimo solo per noi stessi, se seguissimo il nostro percorso senza lasciarci distrarre. So che, in teoria, bisognerebbe fregarsene di quello che fanno gli altri. Ma la verità? Io no. Non ci riesco. Non ci sono mai riuscita e ho smesso anche di provarci.

Anzi, a dirla tutta, vedere persone che si comportano male ma comunque ottengono risultati mi fa venire voglia di fare ancora di più. Vedere qualcuno vincere ingiustamente, ottenere riconoscimenti senza meritarseli davvero, mi fa vedere rosso. Non è un fuoco distruttivo, ma uno che mi spinge a lavorare ancora più duramente. Non dico che sia una bella cosa, eh. Non è che sia un sentimento nobile, qualcosa da incorniciare e usare come ispirazione per i post motivazionali su Instagram. Ma è come sono fatta ed è inutile fingere che non sia così.

Ditemi la verità però, chi non si è mai sentito così? Chi non ha mai provato quell’impulso di fare meglio solo per dimostrare a sé stesso – e magari anche agli altri – che merita più di certe persone che sembrano ottenere tutto senza sbattersi? Magari non lo ammettiamo a voce alta, magari cerchiamo di razionalizzarlo con il classico “ognuno ha il suo percorso” o “il successo degli altri non toglie nulla al mio”, ma dentro di voi non ci credo che non lo abbiate pensato nemmeno una volta.

E allora mi dico: se Kendrick Lamar può vincere un Grammy trasformando la sua rivalità con Drake in arte, magari posso anche io prendere questi sentimenti e farne qualcosa di utile. Magari posso incanalare questa energia in qualcosa di produttivo. Non per dimostrare qualcosa a qualcuno, ma per me stessa. Perché, alla fine, la cosa davvero importante non è neanche superare gli altri. È usare qualsiasi spinta – anche la più meschina, la più sbagliata – per ottenere quello che vogliamo davvero.

E se nel frattempo possiamo anche lanciarci qualche frecciatina, come ha fatto Kendrick? Beh, ancora meglio.

Non canto però, sono troppo stonata.

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