Io evito il conflitto. Non mi piace litigare, non mi piace alzare la voce. Non mi piace nemmeno quel crescendo di tensione che si accumula nello stomaco, la sensazione di essere trascinata in una battaglia che non voglio combattere e che tanto perderò anche se credo di avere ragione perché io non so alzare la voce ne farmi rispettare, nella maggior parte dei casi.
Non vuol dire che io non provi rabbia, però.
Ultimamente ho avuto un paio di situazioni lavorative che mi hanno fatto vedere rosso, in cui mi sono sentita usata e anche un po’ presa per il culo (avevo scritto presa in giro ma mi conoscete sapete che sono uno scaricatore di porto -scusa daddy-). Quelle situazioni in cui cerchi di mantenere il controllo, ma dentro di te senti la rabbia che sale sale sale sale e sai che, se solo riuscissi a lasciare andare il filtro, diresti cose di cui probabilmente ti pentiresti passando dalla parte del torto.
Ieri ero un gomitolo di astio, avrei voluto spaccare dei vetri, una sedia, qualsiasi cosa avessi davanti.
Poi ho respirato.
Non subito, però. Per un po’ ho lasciato che la rabbia mi scorresse addosso, che facesse il suo giro. Ho camminato avanti e indietro per casa, mi sono confrontata con il mio inner Circle di cui mi fido ciecamente per sapere se stavo esagerando io o se effettivamente era normale mi fossi arrabbiata. Mi sono chiesta perché certe cose mi colpiscano così tanto, perché alcuni atteggiamenti mi feriscano più di altri e perché non riesco a fregarmene se tanto sono convinta di aver ragione.
Ho comunque molta, troppa, rabbia addosso? Sì, probabilmente sì. Mi sono resa conto però che questa rabbia non mi porta a niente.
Che continuare a dirmi eh ma questa persona non si è comportata bene non mi porta a nulla. Che rimuginare mi tiene bloccata in una sensazione che non mi fa bene, che non cambia il passato e non migliora il futuro.
E ho capito che posso dire ok, a me questa cosa fa star male, ma amen ora non ci pensiamo più. Che non significa fingere che non sia successo niente, né mettere sotto il tappeto quello che provo. Significa scegliere di non lasciare che tutto questo mi rovini altro tempo, altre energie, altri giorni.
E incredibilmente funziona. Oggi ho la testa più leggera, pronta a prendermi cura di me, delle mie idee, di creare, distruggere, rifare, riprovare.
Io non ho una strategia infallibile per affrontare le situazioni difficili, né per sgonfiare la rabbia, né per farvi rispettare in ogni contesto. So però che diventando grande (perché si cresce sempre un po’) ogni giorno imparo qualcosa in più su quanto la nostra testa sia potente. Capace di farci stare malissimo, ma anche di farci stare molto, molto meglio.
Rimango arrabbiata? Un po’ meno di prima. E forse, per oggi, va già bene così.
0 Comments