i am Suhrya

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Questo spazio è parte della mia vita da anni.   Ci ho parlato dei miei rossetti, dei miei viaggi, dei miei sogni, delle mie paure, dei miei fallimenti, dei miei

Del perché mi farei ancora mille tatuaggi e del perché non voglio che me li veda nessuno.

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Ho diversi tatuaggi, non posso dirvi esattamente quanti perché se disgraziatamente mia mamma dovesse leggere questo post e scoprisse esattamente quanti sono sarebbe il giorno in cui decide di smettere di parlarmi.
Ho iniziato a farli relativamente  tardi, il primo dopo i vent’anni.
Diverso tempo fa ho scritto un post parlandovi dei miei primi  cinque e di come me ne prendo cura.
Oggi voglio condividere qualche riflessione generale sul significato che hanno per me e qualche  altra chiacchiera.

New Year, Same Shit

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Il 2019 è stato un anno di merda.
Qualche settimana fa durante uno di quelli che è stato uno dei pochi momenti belli in questi mesi infernali ho finalmente conosciuto dal vivo una persona meravigliosa che conosciuto grazie al  blog.
Ho imparato a non dire “va tutto benissimooooo” (non vuol dire che io racconti tutti i cazzi miei alla gente che non conosco, sia chiaro) e quindi le ho detto che insomma no, il 2019 non è stato un bell’anno.
Lei si è detta stupita perché ecco su instagram sembro felice NO, È UNA BUGIA.

Natale, pranzi, altre rotture di palle (non necessariamente dell’albero)

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Stavo facendo un minimo di programmazione per i post del prossimo periodo -a che pro? chi mi legge? who cares? ma va beh andiamo oltre- e mi sono resa conto che Natale è vicinissimo. In realtà mentre voi leggete quel vicinissimo è oggi, la magia del planning.
Io mi starò preparando per lavorare nel ristorante di mia mamma come sempre negli ultimi anni e voi spero abbiate davanti a voi una giornata più piacevole della mia. Non penso di scrivere mai cose particolarmente utili ma oggi anche meno probabilmente quindi se decidete di passare oltre non mi offendo promesso.

Come se fosse il 2009: Wishlist.

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Vi ho già annoiati svariate volte con i racconti sul mio nuovo stile di vita minimal e privo di acquisti superflui, lo so.

 


Una conseguenza è che non c’è niente che io desideri, non davvero. Sembra assurdo se si pensa che ho praticamente smesso di comprare qualsiasi cosa e che quindi non mi tolgo sfizi da non so neanche quanto ma vi giuro che è proprio così.
 


Ho passato così tanto tempo a pensare a quanto poco uso quello che già ho che fatico a desiderare per più di tre secondi qualcosa, so che non mi serve o perlomeno non realmente.
 


Ecco una wishlist reale sarebbe: intervento per la miopia agli occhi, spazzolino elettrico, la cheratina per i capelli che sta finendo l’effetto.
 


Oggi però vi condivido tutte quelle cose totalmente inutili e troppo costose che comprerei se vincessi l’euromillions con i soldi rimasti dopo aver soddisfatto le necessità della mia famiglia e dei miei amici e aver costruito un canile e un ospizio. 
 


Il senso del post? Non c’è, giuro che non taggo le aziende sperando che impazziscano e me le mandino.
 


Immigrazione, appartenenza, altre parole di cui non so fare lo spelling

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Se mi leggete da un po’, qui o sui social, sapete già che io sono un mix di cose.
Mia mamma  è siciliana, cresciuta in Australia. Mio padre è indiano, nato in Uganda e cresciuto a Londra.
Io sono nata a Bologna, cresciuta a Bergamo, trasferita a Milano per gli anni dell’università e a Lugano tre anni fa.
Tutto molto bello in teoria ma forse un po’ meno in pratica.

Things I wish I knew more about & Things I wish I knew sooner

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Uno dei miei hobby preferiti è tormentarmi sui miei errori e sulle mie mancanze.
Non è molto divertente essere me, nel caso ve lo stiate chiedendo.
Il quaderno della gratitudine, il voler pensare positivo, tutto importantissimo. Io ora cerco di pensare  a quello che non sono in grado di fare non per farmi gratuitamente del male ma per cercare di imparare dalle mie esperienze non necessariamente positive e per concentrarmi su quello che non so fare nella speranza ci sia anche solo un minimo di margine di miglioramento.
C’è un elenco di cose su cui vorrei sapere di più e un altro di cose che vorrei aver capito prima.
Ora scrivo le prime che mi vengono in mente qui così posso comodamente venire a rileggermele quando voglio farmi del male.

Gratitudine, anche senza il tacchino

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Come vi dicevo qualche post fa sono sempre meno i blog che leggo assiduamente ma tra questi c’è sicuramente My Women Stuff.

 


Nell’articolo pubblicato oggi Paris B ha parlato di tre cose per cui è grata e io ho pensato di prendere ispirazione dal suo post per farne uno a tema.
 


Nello stesso modo sottolineato da lei anche io mi domando perché ci affanniamo tanto a adottare la pratica del Black Friday ma meno a prendere spunto da una festa che non ci appartiene per prenderci un momento per dire grazie.
 


(beauty)Influencing trough the years: dai blog alle stories

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Per questo post dovete immaginarmi con gli occhiali di papà castoro anche perché da quasi due mesi ho smesso di mettere le lenti a contatto quindi mi sembra abbastanza appropriato.
Metto subito le mani avanti: quello che vi dirò oggi è inutile.
Non è una lezione, non è una polemica, non è una tesi frutto di osservazione scientifica.
È il racconto di come ho visto cambiare il mondo del beauty tra forum, blog, YouTube, Facebook, instagram e come sto attendendo il product placement di un rossetto in un video Tik Tok.

Frugality e Minimalism aka Smettere di spendere soldi dopo averne spesi troppi per troppo tempo

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Tre sabati fa ho passato circa tre ore a svuotare la mansarda a casa dei miei. 
Vivo a Lugano da tre anni e prima ho vissuto un paio d’anni a Milano. Nella camera e nella cabina armadio a Bergamo era rimasto molto poco ma in quelle ore sono riuscita comunque a riempire diversi sacchi neri tra cose da buttare e qualcosa che si poteva regalare.
Mi sono resa conto di come siano cambiate le mie abitudini in fatto di acquisti e ho pensato di farci un post, sempre con l’enorme premessa che è solo la mia opinione ecc. ecc.
Altro nota bene grande come una casa prima di trovarmi commenti spiacevoli: io sono e rimango una persona privilegiata. Ho da mangiare, posso comprarmi i farmaci se ne ho bisogno, ho una casa. Non è una “poor rich girl” story, è il racconto di un cambiamento di abitudini e di come le ho affrontate e quanto mi ha insegnato questa esperienza.