My (almost but not quite) Quarantine Chronicles: Piano piano

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Sto vivendo questa quarantena in una condizione di incredibile privilegio.
Perché non devo mettermi a rischio, perché mi viene chiesto di stare solo a casa e per quanto mi pesi sono sicuramente molto più fortunata di tante, troppe altre persone.
Ero fortunata -e me lo ripetevo anche se mi lamentavo!- anche quando ero a Lugano lontana dai miei, dal mio cane, in uno spazio mini e con mio fratello con cui a breve ci saremmo sgozzati, figuriamoci ora che sono a casa dei miei con un terrazzo enorme, tutte le mie cose e la prospettiva di un giardino appena finirò l’autoisolamento preventivo in mansarda.
Però non è comunque facile, nonostante l’innegabile privilegio. Quando sento i miei amici la cosa che ripeto loro più spesso è “piano piano”. Non sappiamo quando finirà, come saremo noi quando usciremo. Non possiamo mettere fretta a nessuno e nemmeno a noi stesi. Piano piano.

Aspettative, esclusività e disastri annunciati

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Prima della quarantena ho conosciuto un uomo che mi piace davvero, cosa che non accadeva da così tanto tempo che quasi non ho capito bene che strane emozioni stessi provando. Ma proprio immediatamente prima, con il solito pessimo tempismo caratteristico della mia vita che mi fa pensare di essere particolarmente antipatica a qualche divinità.
Il post di oggi non parla di quello che -non- c’è stato tra di noi perché non sarebbe rispettoso nei suoi confronti anche se non mi legge ma nemmeno nei miei, questa non è la colonna di Carrie in SATC e io ormai metto solo sneakers e niente tacchi.
Il post di oggi parla di come il passato ci incasini il presente e di come camminare sulle uova sia inutile e forse è meglio prenderle e lanciarle contro dei vetri.

My (almost but not quite) Quarantine Chronicles: Possiamo truccarci? Possiamo parlare di rossetti? Siamo insensibili?

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Qualche giorno fa mi sono infilata in una discussione veramente poco piacevole su twitter. È una cosa che non mi succede quasi mai, non tanto perché io non abbia opinioni spesso impopolari ma perché tendo a farmi gli affari miei. Si vede che il clima della quarantena però mi ha dato la testa e sono sicuramente molto meno paziente del solito e quindi sono impazzita. 
 


Senza annoiarvi a morte: è nato tutto dalla foto di un nuovo eyeliner postato da una ragazza che seguo, io l’ho commentata, un’altra ancora ha commentato che siamo delle incoscienti a incoraggiare le persone a comprare data la situazione (innegabilmente) tragica che sta vivendo il mondo in questo momento.
 


Da lì la discussione è ovviamente degenerata e io se avessi avuto degli orecchini me li sarei tolti.
 


Siamo ovviamente anche arrivati al solito discorso sempre attuale per cui se ti trucchi non devi essere una cima ma io di quello ho già parlato anni fa e non voglio ripetermi e annoiarvi.
 


Oggi però vorrei parlarvi del makeup 😃😃😃 in quarantena 😐😐😐 (citazioni per pochi). Pronte? Via.
 


“Colpisce solo i vecchi” storie di nonne e nonni

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I nonni da parte di mia mamma hanno vissuto -fino alla loro morte qualche anno fa-in Sicilia, li vedevo giusto d’estate. Non abbiamo mai avuto un grandissimo rapporto, un po’ perché non ci vedevamo e un po’ perché non avevamo grande affinità. Avevo un legame leggermente più significativo con mio nonno, molto orgoglioso della mia passione per la lettura e che ad ogni nostro arrivo a giugno portava me in libreria e mio fratello dal suo barbiere a tagliare i capelli.
Da parte di mio padre rapporti ancora meno presenti. Mio nonno è morto quando ero alle elementari, con mia nonna non ho parlato praticamente mai perché ha praticamente smesso di parlare in inglese e in generale non è mai stata particolarmente propensa a farlo.
Avevo un buco a forma di nonni nella mia vita? Forse.

My (almost but not quite) Quarantine Chronicles: Little things that make me happy

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Io non sono per la positività a tutti i costi in ogni situazione, lo trovo un atteggiamento spesso controproducente.

 


Però cercare in questo mare di merda delle piccole cose che ci fanno sorridere è importante per aiutarmi ad alzarmi al mattino.
 


Non è una lista per pensare che c’è chi sta peggio (perché lo so e mi logoro per tutto quello che vorrei fare ma non posso) né per essere grata di avere un tetto sopra la testa perché lo sono ogni giorno e in qualsiasi situazione, senza aver bisogno di questo periodo per ricordarmene.
 


Sono le piccole cose che mi fanno sorridere in quarantena, un promemoria per me stessa da rileggermi domattina prima di fare un bel respiro e alzarmi.
 

My (almost but not quite) Quarantine Chronicles: Le cinquanta sfumature tra il mangiare in modo incontrollato e l’allenarsi tre ore al giorno

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La solita premessa noiosa ma necessaria è che non sono una nutrizionista, non sono una personal trainer, non sono esperta di niente. Sto semplicemente condividendo la mia esperienza e le riflessioni che ho fatto in questo periodo -anche pre quarantena- nella speranza che possano portarvi a riflettere un pochino ed essere anche solo minimamente utili.
Parlare di cibo, body love e tutte queste cose è sempre impegnativo, cerco di farlo con tutta la ragionevolezza di cui sono capace e senza scrivere qualcosa di fraintendibile.

My (almost but not quite) Quarantine Chronicles: Thursday March 19 2020

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Oggi più che mai sono felice di aver scelto di aprire un blog nell’ormai lontanissimo settembre 2011.
In questo momento assurdo -perché non so voi ma a me continua a sembrare di vivere un film produzione Netflix che guardo per dieci minuti poi mi viene ansia spengo tutto e ricomincio a guardare Queer Eye- non riesco molto a comunicare nei modi a cui sono abituata e rifugiarmi qua è un conforto enorme, non vi dico quanto tempo ho passato a rileggermi recensioni di ombretti brutti.
Apro Facebook ed è un bollettino di guerra, vedere così tanta gente di Bergamo che conosco e che sta perdendo qualcuno a causa del Covid-19 mi fa rivoltare lo stomaco. Apro Twitter e per la prima volta in dieci anni vorrei veramente rispondere male a tutte le domande del cazzo che ricevo invece di ignorarle, vorrei partecipare a tutte le polemiche mettendomi ad urlare e dire a tutti che non capiscono niente -come se capissi qualcosa io, poi-. Apro Instagram e da una parte ho le mille dirette di chi sta facendo di questa quarantena il periodo migliore della sua vita cucinando torte, imparando dieci lingue, facendo corsi da body builder, dall’altra gli stupidi commenti di chi dall’altra parte del mondo non ha ancora ben chiara la situazione esattamente come non l’avevamo chiara noi quando sentivamo in fondo al TG le notizie da Wuhan.

My (almost but not quite) Quarantine Chronicles: Friday March 13 2020

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Il disclaimer di questo post è che non so niente, non sono un’esperta di niente, non capisco niente. Cerco di tenermi informata sulla situazione CoVid 19 dall’inizio, da quando era un titolo in fondo al telegiornale dopo la Serie A.
Questo post è totalmente inutile ma sono in una situazione in cui mi sento la testa che esplode e o scrivo o mi procuro una mazza da baseball e sfondo tutti i vetri dell’ufficio.

Il lunedì più lunedì dell’anno

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Sono le 4:22 di lunedì 2 marzo 2020.

Sapevo che avrei potuto voluto e dovuto scrivere questo post a un certo punto ma non pensavo così, non in questo momento e non con questo caos in testa.
Se mi seguite da un po’ sapete che mi sono trasferita a Lugano nel 2016 per aprire un ristorante insieme a mio fratello.
Il 31 gennaio quell’avventura è finita.

Come sopravvivere al cambio di routine se siete della Bilancia o se siete delle bestie abitudinarie come me (che sono anche della bilancia).

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Io sono una persona schifosamente abitudinaria.
Mi piace alzarmi al mattino e sapere che ho la pillola anticoncezionale vicino al lavandino e insieme alle vitamine perché la prima cosa che faccio quando mi è alzo è bere un bicchiere d’acqua. Mi piace fare lo stesso giro con il cane quando andiamo al parco. Mi piace mangiare la stessa cena per anche tre mesi (lo so che non va bene ma per me ceci+tonno+quark è imbattibile).
Sono molto noiosa? Non lo escludo.